Le certezze nello sport come nella vita sono poche. Ma una cosa è certa: quando Stefanos Tsitsipas ha alzato il Trofeo Bonfiglio in quel pomeriggio del 22 maggio 2016, tutti sugli spalti hanno avuto la sensazione netta, forte di trovarsi di fronte ad un ragazzo che sarebbe arrivato davvero lontano. E che lo avrebbe fatto in fretta.

All’edizione 2016 del Trofeo Bonfiglio Stefanos si presenta come uno degli osservati speciali. E’ numero 9 della classifica mondiale junior e già tra i primi 400 giocatori del ranking mondiale Atp. Nel 2015 è stato finalista all’Orange Bowl in Florida, ha raggiunto i quarti di finale agli Australian Open junior e le semifinali sia ai Campionati Europei sia all’Eddie Herr International di Bradenton. Inoltre ha già conquistato tre tornei del circuito Pro, uno a Cipro e due a Santa Margherita di Pula.  Insomma, un biglietto da visita di tutto rispetto.

Di fronte ai circa 2.000 dello Stadio Porro Lambertenghi, campo centrale dello storico club milanese, il talento di Atene ha messo in mostra fin da subito servizio solido, prima palla al fulmicotone e seconda sempre carica, con un rendimento ancora superiore non appena il momento del match diventa topico. Al suo avversario, l’americano Ulises Blanch, testa di serie numero 5 del tabellone, concede un’unica palla break in tutto il match, poi annullata.

Insomma, vedere Tsitsipas di lì a poco tra i primi 20 giocatori del mondo appare quasi scontato. Molto meno scontato è pensare che a soli 21 anni sarebbe stato in grado di aggiudicarsi le Atp Finals opposto a campioni del calibro di Novak Djokovic, Rafa Nadal, Roger Federer e Dominic Thiem.